Indecoroso episodio quello che ha avuto come protagonista il primo ministro tedesco, Angela Merkel. Questa signora, che già in passato non è riuscita a nascondere la nostalgia per i sistemi seguiti dai governanti della Germania democratica di cui lei e la sua famiglia, come è noto, furono attivi sostenitori – il padre, pastore evangelico, chiese e ottenne di trasferirsi nel settore orientale del Paese, allora in mano a Mosca – ha concesso il nulla osta per il processo penale che vedrà impuntato il comico Jan Bōhmermann, reo di aver rivolto battute ritenute offensive all’indirizzo del turco Erdogan.
Costui, che punta a divenire presidente a vita della repubblica anatolica si è distinto recentemente per l’accanimento poliziesco riservato ai giornalisti mostratisi critici verso le sue idee e il suo operato. Tale modo di agire, però, non sembra dispiacere alla signora di Berlino che intrattiene stretti rapporti con Erdogan da lei regolarmente favorito negli accordi sui migranti: accordi che coinvolgono tutta l’Unione e le cui conseguenze vengono, dunque, pagate dagli europei.
Nell’autorizzare il procedimento contro il comico – hanno fatto presente molti osservatori, compresi esponenti del suo stesso partito – la Merkel disinvoltamente ha mostrato di voler mettere a tacere chi ostacola la sua linea operativa tesa ad avvantaggiare un despota la cui spregiudicatezza in campo interno e internazionale ricorda da vicino i sistemi praticati nel blocco sovietico e non troppo sgraditi alla virago teutonica.