Napolitano e i “miglioristi” del pci: un libro di Umberto Ranieri

L’alto tasso di giustificazionismo storico è la prima impressione che si trae dalla lettura del volume di Umberto Ranieri: “Napolitano, Berlinguer e la luna”.

Ciò non significa che queste pagine non siano utili per una migliore conoscenza del secondo novecento dal momento che sono state scritte da un dirigente di lungo corso del partito comunista nonchè esponente di rilievo della corrente dei cosiddetti “miglioristi” che si riferivano alle tesi riformiste e filosocialiste di Giorgio Napolitano.

Ben vengano, dunque, riflessioni, confessioni, ricordi, testimonianze, confronti tra rappresentanti delle varie correnti “sotto traccia” del partito delle Botteghe Oscure. E il libro in questione può dare un contributo a penetrare in quella galleria, in molti punti ancora oscura, in cui si è mossa una formazione politica ambigua nel contrasto fra i proclami e la pratica quotidiana.

È anche un’occasione per considerare quel che è stato un paese, l’Italia, dove si sono distinti partiti che hanno partecipato alla elaborazione della costituzione repubblicana. E i comunisti, come è noto, sono stati una componente essenziale – insieme ai democristiani e ai socialisti – del tripartito cui si deve tra l’altro quella “carta” che con retorica da comizio è stata lodata come “la migliore del mondo”. Un partito, il pci, che in un paese meno degradato del nostro, avrebbe dovuto rispondere di tanti e non lievi torti, errori ed anche misfatti. Altro che “partito rinnovatore” come si sforza di credere Emanuele Macaluso. Ancora oggi si pagano i danni di una sciagurata politica che ha contribuito a spingere la penisola nella attuali condizioni.

Umberto Ranieri riporta alla memoria disgrazie e lutti che hanno coinvolto tutto un popolo e il risultato di questo esame è un’autobiografia inserita nella storia molto più ampia e intrigata che comprende l’attività di una corrente in un partito sempre in prima linea sia in campo interno che in quello internazionale.

Ne viene fuori il quadro non soltanto di un settore politico ma di una intera nazione in cui utopismo distruttivo, affarismo dilapidatore, personalismo maramaldesco, malavita organizzata, ingiustizia legittimata e terrorismo si sono fusi impedendo ogni tentativo di ripresa morale e civica.

Il protagonista del lungo racconto di Ranieri è il suo modello, Giorgio Napolitano: il politico che è sempre uscito indenne dai conflitti, nel partito e fuori, tanto da avere raggiunto, senza colpo ferire, le più alte posizioni istituzionali sino ad essere stato scelto per due volte – unico nella storia della repubblica – a ricoprire la suprema carica.

Per finire, l’enigmatico titolo “Napolitano, Berlinguer e la luna” rievoca i momenti di un famoso comizio di Berlinguer che parlò tra i Sassi di Matera alla luce dell’astro notturno.

Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized e contrassegnata con , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento