Deve aver costituito continuo ed estremo imbarazzo in una famiglia di intemerata fedeltà alla Corona, prima del Borbone e poi dei Savoia, avere tra i suoi membri un accanito fautore dell’anarchia, pronto a partecipare ad ogni iniziativa tendente a sovvertire l’ordinamento istituzionale. Ed ancora più pesante deve essere stato il clima morale, in questa piccola comunità di credenti e praticanti, sapere, non soltanto che un loro congiunto rifiutava ogni fede, ma non perdeva occasione per esternare i suoi sacrileghi convincimenti.
Neila prima metà del Novecento una famiglia della buona borghesia abruzzese, legata da vincoli se non parentali, almeno di lunga e provata amicizia alla nobiltà locale, non si sarà sentita a suo agio ed anzi avrà trovato difficoltà nel coltivare le relazioni sociali. Non si poté e affrontare con disinvoltura un ambiente di contegnosi proprietari terrieri e di eruditi monsignori sapendo che il, proprio zio, Francesco, era tra i personaggi più chiacchierati per la sua agitata presenza politica.
Tuttavia – fu l’opinione della sensibile e fiera famiglia – ci sono convenzioni che non bisogna seguire e regole che in certi casi vanno trascurate. Anche perchè l’uomo che tanto infastidiva i “benpensanti”, era una creatura di alto sentire, affabile con tutti e generoso in particolare con gli anziani, i disabili, gli indigenti. Lontano da ogni ambizione, da ogni avidità e ambiguità. Per questo lo ha rispettato e amato e sempre per queste virtù, coltivate al di là delle esagitazioni comiziesche, il nipote ha voluto ricordarlo raccogliendo i suoi diari e presentandolo con una introduzione sentita e motivata.
C’ è da aggiungere doverosamente che protagonista di tale iniziativa è Luigi Gagliardi, un professionista e uno scrittore che si è distinto non soltanto come esperto chirurgo e solerte cattedratico, ma anche per i suoi contributi di carattere storico e filosofico. Uno studioso che, contrariamente allo zio, non nasconde le sue preferenze per un sistema politico basato sull’ordine e la gerarchia. Come dire, agli antipodi, ma con amore.