Disinvoltura eccessiva

Il ricusante – fiero di provenire da una nobile famiglia plebea che, tempratasi nella costante povertà, mai si è aggregata o abbandonata a sterili ribellismi – ha sempre guardato con simpatia e ammirazione nonché preso come modello le persone capaci di mantenere nella professione e nella vita una linea di laboriosità e di probità. Certo, è consapevole che quarantacinque anni di lavoro non possono essere trascorsi senza errori e omissioni. Tuttavia, spera di non essere rimasto sordo ai richiami di una coscienza non assopita e di conseguenza degno nell’esercitare l’arte della comunicazione.

In questi mesi – ecco il perché della lunga premessa – gli è capitato con più frequenza di constatare la disinvoltura con cui ci si trasferisce da un giornale ad un altro adeguandosi subito e senza imbarazzo al nuovo orientamento politico, del tutto contrastante con il precedente.

In particolare, ha avuto modo di osservare tale prontezza di assuefazione nel settore dell’informazione religiosa. Qui non si è trattato di un “salto” senza turbamenti da un campo a quello opposto ma, in occasione della dolorosa vicenda che ha portato alla successione pontificia due personalità dal carisma tanto diverso, non si è fatto altro che ricorrere al solito giubilo e allo stantio linguaggio laudatorio affidandosi all’elemento emotivo e spettacolare. In tal modo è andata perduta la grande carica spirituale contenuta negli appelli alle virtù teologali di Francesco cosi come è stato dimenticato il richiamo di Benedetto XVI ad una convinta fedeltà.

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